Faciendum, la speranza cristiana di J. Ratzinger

La  storicità  dei dogmi

Papa Benedicto XVI, ‎Joseph Ratzinger, Natura e compito della teologia: il teologo nella disputa contemporanea storia e dogma , Jaka Book SPA, Milano 1993, La storicità dei dogmi, Cosa significa storicità, pag. 135

… lo il fatto, ciò che è posto da  lui e posto in quanto   verificabile[1]. Eppure non si poteva rimanere con questo dominio universale dello storicismo perché l’uomo non può vivere di ciò che è stato, ma vive del presente ed in esso deve cercare l’essenziale, ciò che vale.

Dapprima fu Marx che nel risveglio prodotto dalla nuova situazione offrì un nuovo fondamento trasformando il verum quia factum in un verum quia faciendum con il programma di una filosofia non solo pensante, ma soprattutto di azione e trasformazione del mondo: la verità dell’uomo sta in ciò che egli stesso crea da sé; non sta nel passato e nell’eternità non più reperibile, ma  nel  futuro che egli  si dà, e per cui agisce.

Questa filosofia è senza dubbio tutt’altro che cristiana e tuttavia indica, conformemente alla sua origine dalla  fede-speranza  giudaica,  l’orizzonte nel quale il dogma deve venire inteso in modo coerente al suo significato. Esso si muove nello spazio di tensione fra factum e faciendum: non è associato a eterne verità dell’essere, ma è testimonianza di una storia (factum), che è creduta in quanto offerta della speranza (faciendum), dando così all’uomo il fondamento sul quale egli può essere ed esistere. Il dogma, come espressione di fede, vuole dare all’uomo consistenza nell’inconsistenza e per questo ha assolutamente una componente statica; ma accorda all’uomo un supporto che non lo rimanda  ad un essere immutabile, ma gli assegna  lo spazio di una storia nella quale può vivere, che lo salva e lo porta  e gli dà allo stesso tempo una speranza. Gli offre quindi un fondamento inserendo il suo presente, urgente e problematico, nel passato e nel futuro, e questa speranza è mediatrice per l’eternità: attraverso l’apertura del presente che solo apparentemente è durevole essa è il nuovo, il vero ed il definitivo in una storicità  completa.

Già da qui può diventare chiaro come storicità e immutabilità nel dogma non siano una contro l’altra, ma si condizionino. Proprio nella correzione che esse operano dell’illusione del presente, che si pone in modo assoluto, e nella loro apertura dall’apparente sicurezza ed autosufficienza nella storicità si presenta all’uomo il temporale ed il permanente del suo essere.

[1] lbid., pp. 110-118. Vedi la trattazione diffusa sull’argomento nel mio Introduzione al Cristianesimo, Brescia  1971.