Nietzsche, l’indeterminato.

Gentile professoressa,

mi pare che Nietzsche non sostenga la mancanza della realtà oggettiva ma solo l’incapacità dell’uomo di averla presente totalmente. Esiste quindi, anche per Nietzsche, la verità oggettiva.Nietzsche

Infatti l’affermazione

Non  ci sono fatti  ma solo interpretazione 

sostiene che la stessa affermazione di Nietzsche è un’interpretazione. Se ci riflette si tratta soltanto una asserzione “ in sé indeterminata” e che  a me sembra essere la versione aggiornata di

"Il cretese Epimenide afferma che ogni cretese è bugiardo"

L’affermazione di Epimenide di per sè  è indeterminata perché questa locuzione non  è in grado di spiegare  se i cretesi siano bugiardi o no. Tuttavia la stessa affermazione che ci impedisce di conoscere la sincerità dei cretesi ci conferma una serie di  “realtà oggettive” che pre-esistono alla affermazione specifica e la sorreggono:

  1. esistono i cretesi ( confermato dal fatto che Epimenide sia un cretese)
  2. esiste Epimenide ( senza il quale non si potrebbe avere l’affermazione)
  3. esiste la possibilità di affermare 
  4. esiste la possibilità di affermare il falso

Quindi dobbiamo prendere per oggettive molte affermazioni di  Epiminede per dare un qualsiasi valore alla frase.

Nietzsche si trova nella stessa situazione

Quando diamo valore assoluto alla stessa  tesi di Nietzsche

“non ci sono fatti ma solo interpretazione”

scopriamo che qualora gli assegnassimo  il valore di un’interpretazione non possiamo concludere se i fatti in effetti ci siano o no; viceversa, qualora assegnassimo alla sua  tesi il valore di  un “fatto universale e oggettivo” l’affermazione non è veritiera.

La tesi rimane perciò una ipotesi (interpretazione) permessa, come per Epimenide, da una realtà oggettiva che la sorregge e che  evidentemente preesiste al soggetto e gli consente l’affermazione stessa.

  1. Esiste il soggetto che interpreta
  2. Esistono fatti/interpretazioni che non riguardano il soggetto.
  3. Esiste una relazione tra fatti/interpretazioni e soggetto senza la quale (relazione) non sarebbe possibile interpretare. Ed infatti poiché non so che cosa stia facendo Obama in questo momento non posso interpretare, ne segue che  … nessuna interpretazione è possibile di qualcosa  che non conosco esistere.
  4. Ma per interpretare deve esistere  la capacità di percepire il fatto/interpretazione, anche solo parzialmente, senza la quale non è possibile darne alcuna interpretazione.( so o interpreto cosa sta facendo Obama perché percepisco (del tutto  o in parte) il fatto o l’interpretazione di esso)
  5. Esiste la possibilità/capacità di interpretare i fatti/interpretazioni da parte del soggetto/comunità (tutti gli italiani sono in grado di percepire/interpretare, la percezione è universale)
  6. Esiste la possibilità che l’interpretazione sia vera o falsa

ma si può continuare nell’esplicitazione della tesi sostenendo che

  1. il soggetto che interpreta deve essere vivo. Questo può essere solo un fatto e non un’interpretazione
  2. per interpretare nel senso dato da Nietzsche deve essere umano. Anche questo può solo essere solo un fatto.
  3. Posso conoscere la Razionalità Interna Oggettiva degli enti. Infatti, per poter dare una interpretazione  anche distorta (generare una nuova razionalità concettuale) è necessario che ogni umano vivo sia in grado di percepire la  razionalità del fatto/interpretazione e quindi…. . Quando infatti dovessi ammettere che il soggetto  generasse la RIO da sé assegnandola all’oggetto specifico resta la condivisione dell’interpretazione che Nietzsche ammette. Infatti per condividere devo comunicare. Ma questo presuppone che gli atri possano percepire la razionalità dell’interpretazione che sto comunicando. Quindi significa che posso in qualche modo conoscere la razionalità  alle cose che ho intorno a me, siano pure solo le interpretazioni del reale.
  4. La razionalità che percepisco replica/interpreta, parzialmente o totalmente, quella della cosa in sé (non importa se concetto o oggetto). La cosa in sé ha una razionalità propria tanto che  un uovo NON può interpretare il reale come un uomo, una mela la mangio e un sasso no,
  5. ……

In conclusione l’affermazione che fa Nietzsche non è in sé sostenibile perché

  1. la sua interpretazione che tutti i fatti siano interpretazioni per essere creduta  ha bisogno di un atto di fede. Di miliardi di singoli atti di fede.
  2. Questo atto di fede, tuttavia,  non è ragionevole perché  la sua ipotesi  richiede di non considerare come  fatto oggettivo l’ essere vivo di soggetto interpretante e dell’interno mondo (che non può essere interpretazione).
  3. Il passaggio della capacità conoscente  al solo  soggetto in questi termini, quindi, non è giustificata.

Oltre  l’interpretazione di Nietzsche

L’affermazione fatta da Nietzsche  non è in sé sostenibile non considerando che al fondo delle cose esiste sempre una qualche realtà oggettiva viva che deve porre l’interpretazione stessa. Tuttavia mi sembra si possa essere d’accordo con lui  quando sostiene che nel reale STORICO-fenomenico (l’azione del sociale) tutto  è soggetto a interpretazione o, aggiungo io, a parziale conoscenza.ESSENZA concettuale

Come superare il problema della parziale  percezione dell’essere? Ammettendo la possibilità di una conoscenza  immediata dell’essere ( Roberto) e contemporaneamente la possibilità del suo progressivo approfondimento.

Nietzsche non è uno stupido, semplicemente non aveva gli strumenti. La soluzione del problema della conoscenza  passa dalla scelta del giusto meccanismo conoscitivo  (= metodo empirico-positivo, sperimentale; metodo puramente razionale-matematico; metodo della penetrazione razionale essenziale, ossia filosofico).

Come forse ricorda le ho accennato al faciendum ( ente dinamico) che Nietzsche non conosceva. Questa mancata conoscenza  qualifica Nietzsche come importante autore del passato che ha dato un ottimo giudizio sulla metafisica realista Aristotelico Tomista rilevando il suo cattivo rapporto con la scienza. Questo giudizio  però non può essere trasferito sulla metafisica realista in generale che da allora ha fatto passi decisivi anche sul metodo della conoscenza.

Prova ne sia la  diversa percezione di adaequatio  tra metafisica statica e dinamica che io riassumo così pescando da Tommaso Demaria.

«Quest’ultima è precisamente la via realistico-dinamica caratterizzata gnoseologicaniente da un pensare sintetico e concreto, metodologicamente da una ininterrotta prospezione sul dato di esperienza e da un continuo appello e controllo da parte della medesima, ed epistemologicamente dal principio dell’adaequatio intellectus et rei, obbedendo prima di tutto alle sue esigenze, anche se difformi da una consuetudine che, nell’ipotesi di una disarmonia con esso, non avrebbe più diritto di chiamarsi tradizione[1]

Gentile professoressa con questo  concludo la presente  riaffermando l’impossibilità in sé della proposta gnoseologica di Nietzsche  e indicando invece come alternativa la possibilità di una sintesi tra soggetto e oggetto per altra via, quella del “faciendum”.

Se è giunta a leggere fino a qui, non posso che ringraziarla  della sua attenzione, resto a sua disposizione per ogni chiarimento o approfondimento.

 

Roberto Roggero

roberto@dntt.it

[1]          Tommaso Demaria,2 METAFISICA DELLA REALTA’ STORICA, Costruire Bologna 1975 [II  Essenza e analisi della realtà storica, § 3 – Le vie dell‘approfondimento e dell’esplicitazione p. 41].