La democrazia e la migrazione

I fondamenti della democrazia

L’attuale migrazione con frontiere chiuse, poi aperte e richiuse pone il problema fili spinati e salvataggi ci aiuta a capire il sistema democratico attuale e come dovrebbe essere.

Noi paesi occidentali offriamo la democrazia come metodo di governo e come fine ultimo delle varie primavere ( di praga, arabe, siriane,…). Ma lo può essere?

Il paradosso democratico

Il problema centrale lo crea proprio la democrazia come piace a noi ed è contenuto nel seguente paradosso.

Il paradosso della democrazia

In un paese (mussulmano o meno) che caccia la minoranza a fucilate, la stessa minoranza non potrà mai generare un potere democratico, anche se reintegrata nella sua terra e nei sui diritti da un’azione militare.

Appunto perché è minoranza.

Perché è un paradosso? Perché tanto più la democrazia è effettiva ( per esempio scelgo la mia costituzione) tanto più la minoranza è in difficoltà.

Il paradosso democratico ci dice che la democrazia non può essere il fine ma solo un mezzo per raggiungerlo.barcone-immigrati_clandestini

Lo sviluppo della vita è alla base della democrazia

ISIS è un califfato ma cosa proporre  ai suoi abitanti alla fine di un eventuale intervento militare? O cosa proporre in generale nei paesi della “primavera Araba”. L’alternativa attuale  per salvare  le minoranze è l’appoggio ad una dittatura su base cristiana o laica-militare (Egitto) altrettanto inaccettabile alla nostra mentalità e alla nostra opinione pubblica.

Il paradosso democratico rende evidente una caratteristica implicita alla democrazia, ossia che essa sopra di tutto deve difendere la vita. É democrazia solo se essa ha come compito di costruire uno stato in funzione della vita di ogni suo componente.

La libertà nell’ambito della vita è alla base della democrazia

Il nome democrazia indica governo del popolo e quindi è autodeterminazione dei cittadini ma non infinita, solo nell’ambito del servizio alla vita di tutti. L’autodeterminazione personale e comunitaria in funzione della vita è la prima caratteristica dove anche “autodeterminazione” è caratteristica irrinunciabile.

La democrazia è caratteristica di uno stato libero vitale e vitalmente operante

La democrazia non è una caratteristica della persona ma presuppone ovviamente uno stato unico in cui esercitarla.

Votare tutti liberamente per la costruzione di uno stato unico in funzione della vita di tutti …

La democrazia è governo di uno stato libero vitale vitalmente operante

Ma chi governa “ il giorno dopo le elezioni”?

Questa autodeterminazione pone il problema delle minoranze che si devono volontariamente “sottomettere” la loro cultura-azione al volere della maggioranza secondo il “paradosso democratico”. Il problema lo pone in maniera eclatante ISIS o Boko Aram ma è altrettanto pesante in occidente per esempio con la scuola cattolica. Lo stato si sovrappone alle funzioni educative proprie di un popolo, spesso stravolgendo quelle della minoranza.

Le Migrazioni ci impongono di capire come fare come fare quando, come abbiamo visto in Egitto, sale al potere una maggioranza che richiede una costituzione islamica che non difende il diritto alla vita o alla religione. Non è che in Europa abbiamo qualcosa  da imparare dagli islamici circa il modo di tagliare una testa. La ghigliottina è stata lo strumento per tagliare teste in modo “industriale” in quello che oggi noi esaltiamo come inizio della civiltà moderna, la rivoluzione francese.  Però  abbiamo capito di aver sbagliato e che qualcun altro lo faccia ci pesa.

E allora resta la domanda , come governare “il giorno dopo le elezioni”?

La soluzione per sé è semplice concettualmente e difficile praticamente perché inusitata. La soluzione è quella di dividere per unire, ossia separare le diverse culture/aree e costituire un federazione di cui la democrazia fissa le linee di sviluppo ma non il modo per raggiungerlo che resta tipico e lasciato alla comunità islamica o cristiana. Non è qui il luogo per approfondire il come perché ora a noi interessa fissare l’immagine che la democrazia porta con sé.

Votare tutti liberamente per la costruzione di uno stato unico in funzione della vita e organizzato come federazione di dinamismi che si autocostruiscono sapienzialmente uniti ma culturalmente diversi in modo coerente ed univoco nello spazio e nel tempo.

Conclusione.

La guerra è tutto fuorché democrazia ma il mondo si è auto-incastrato in una situazione apparentemente senza uscita proprio perché non sa cosa fare DOPO alla fine del conflitto per costruire la pace. Questa impossibilità apparente  di un futuro condiviso aiuta la scelta della migrazione ( del lato economico non ci occupiamo)  perché

  1. non vogliamo la guerra perché contraria al nostro pensare salvifico e al pareggio dei nostri conti
  2. La sconfitta militare di ISIS lascia in loco le popolazioni attuali e la loro cultura in un paese distrutto
  3. per garantire i diritti umani e il rispetto delle minoranze dovremo mantenere uno stato di polizia basato su una minoranza
  4. qualora ci appoggiassimo alla maggioranza, le minoranze verrebbero comunque perseguitate
  5. l’unica possibilità è quella di Gandhi, dividere in due gli stati. Per questo motivo finanziamo la resistenza armata all’ISIS che come risultato finale avrà un doppio o triplo stato, uno per ciascuna milizia secondo la sua forza.

Il migrante questo dilemma l’ha capito e cerca un’altra patria per avere una nuova speranza di essere persona-cellula altrove ma in funzione della vita sua e della propria famiglia.