Metafisica “rovesciata”

Messo così a fuoco il problema dell’unico ente dinamico universale e concreto con le modalità che debbono accompa­gnarne il processo dimostrativo, si tratta ora di passare alla dimostrazione, che, come sempre dovrà avvenire per l’ente dinamico, si risolverà in una esplicitazione.

Ed effettivamente, se l’ente dinamico per sua natura è ente dinamico universale e concreto, tale deve essere fin dall’inizio: tale sarà già nella nostra definizione data. Si tratterà quindi, semplicemente, di esplicitare. La nostra dimostrazione che deve operare il passaggio dall’ente dina­mico come è stato da noi definito e commentato, all’ente dinamico universale e concreto, non sarà e non potrà essere, come già abbiamo asserito, che una esplicitazione.

A questo proposito conviene prendere le mosse dalla norma pratica della metafisica rovesciata, da noi a suo tempo già enunciata, non perché essa di per sè rappresenti un argo­mento valido, ma per il suo valore orientativo e per una certa sua validità come strumento di giudizio, ormai abbon­dantemente collaudata, e suffragata da quella dialetticità dinamica che non appare priva di indicazioni intuitive e spontanee, nient’affatto da disprezzarsi.

Posta dunque la funzione sia pure soltanto indiziale, della norma di giudizio pratico emanante dal principio della metafisica rovesciata, dobbiamo dire che l’ente dinamico, metafisicamente non potrà essere che un -unico ente dina­mico universale e concreto, per il semplice fatto che l’ente statico metafisicamente è un molteplice ente particolare ed astratto. Ed ancora, l’ente dinamico dovrà essere un univer­sale reale, perché l’ente statico è un universale logico e non può essere che un universale logico.

La ragione per cui ci troviamo, sia pure solo indizialmente per ora, di fronte a significati e configurazioni così diverse, consiste nel fatto che esse dipendono da situazioni ontologiche non meno diverse, le quali si riassumono nella situazione essenziale dei rispettivi enti, le cui essenze, messe a confronto, come già si è rilevato altrove, appaiono appunto rovesciate: essenza che già è e dunque non si fa, per l’ente statico, con una conseguente dialettica individualizzante e divergente; ed essenza che ancora non è ma si fa, per l’ente dinamico, con una conseguente dialettica unificante ed uni­versalizzante.

E veramente, l’essenza già fatta dell’ente statico sul piano dell’esistenza non può condurre che alla sanzione della molteplicità dell’ente, facendo scattare una dialettica del­l’essere metafisicamente individualizzante e divergente. L’essenza dell’ente dinamico invece, perché ancora non è ma si fa, non può dar luogo che ad una dialettica unificante ed universalizzante, orientata cioè verso l’unico ente dinamico universale e concreto in via di costruzione.

Detta dialettica unificante ed universalizzante apparirà veramente tale, solo se percepita metafisicamente come dina­mica ed essenziale. Sarà quindi condizione decisiva il non bloccare né demolire questo suo significato metafisico che trascende la fenomenologia e premunisce dalle eventuali lusinghe antidinamiche di essa, operanti in direzioni diverse. Per quanto riguarda il possibile blocco della dialetticità uni­versalizzante ed unificante in campo dinamico e per l’ente dinamico, rimettiamo qui in guardia contro la dissoluzione soggettiva ed oggettiva dell’ente dinamico stesso. Tutte e due bloccano la dialetticità dinamica, impedendone e oscuran­done il debito sbocco.

Ed infatti, se l’ente dinamico si dissolve soggettivamente in un attivismo soggettivato nell’agente personale e nella fenomenologia emanante da esso si ricade nel naturalismo metafisico applicato alla realtà storica, né si potrà più parlare di dialetticità dinamica e conseguentemente di ente dina­mico universale e concreto.

Si arriverà a un identico risultato, per via della dissolu­zione oggettiva dell’ente dinamico, la quale può assumere forme diverse, da una sua brutale riduzione all’ente di primo grado, a quella sua forma di dissoluzione esistenziale che possiamo chiamare «fotogrammetrica ». Essa consiste in un gioco di fantasia che dissolve esistenzialmente l’ente dina­mico (per esempio la casa in costruzione) in un numero inde­finito di fotogrammi susseguentisi come in una pellicola cine­matografica giudicando poi l’ente dinamico a quella stregua.

E’ chiaro che, anche attraverso un simile gioco antireali­stico e antifilosofico, non si potrà più parlare di ente dinamico e della sua dialettica. Essenzialmente esso non avrà più con­sistenza. Esistenzialmente diventerà sinonimo di durata in movimento nel tempo. Ma l’ente dinamico, e insieme l’essenza dinamica che è la chiave della dialettica dinamica unificante e universalizzante e che rimane sempre il passaggio obbligato per ogni approfondimento e dimostrazione, scompare.

Cercando pertanto di preservare l’ente dinamico e l’essenza dinamica da qualsivoglia dissoluzione, e soprattutto di mettere in moto la loro dialetticità universalizzante e uni­ficante, passiamo alla dimostrazione dell’ente dinamico uni­versale concreto, che come abbiamo detto si risolve in una esplicitazione.

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