Kant il distratto

È incredibile quanto Kant sia arrivato vicino al faciendum (organismo e organismo   dinamico) senza riconoscerlo: purtroppo un sistema logico che parte dalle premesse errate, per la sua
Kant_Immanuel_(painted_portrait)
coerenza interiore, può sviluppare solo un errore. É lo stesso errore è quello che perseguita la metafisica da Cartesio in poi.

Per cui controlliamo le premesse rilevando quello che per Kant che sono le categorie a priori,

  • le indica come proprie a tutto il genere umano e alla singola persona
  • le individua in sensibilità intelletto e ragione
  • in spazio e tempo.

Tutto perfetto.

Come in un giallo leggendo sei lì che pensi emozionato: dai non vedi che sono  tutte  caratteristiche essenziali  dell’organismo? Dai Immanuel chiudi il ragionamento, osserva che l’intelletto non si può incarnare da solo, evidenzia come  l’incarnazione della vita umana (organismo con la sua essenza) sia centro della facoltà del conoscere.

Ma come in un giallo Kant non lo fa: proprio mentre sta scoprendo la tenda con dietro l’assassino, improvvisamente viene distratto e gli manca di riconoscere l’esperienza immediata e completa dell’organismo che  accompagna  l’intelletto e lo precede nel genere umano ma non solo.

E così gira le spalle al reale e viene assassinata la sua opera.

Si perché pur essendo quasi tutto uguale ( le categorie restano quelle dell’organismo)   le piccole differenze pratiche sono sempre presenti

  • spazio e tempo derivano dall’esperienza ( di sé organismo)
  • i giudizi a priori dipendono dall’essenza organica
  • …..

Le piccole differenze diventano grandi quando   la valutazione si sposta nelle cause che lui non ha colto ( appunto perché le categorie sono “a priori”). In particolare il soggetto  torna alla sua attività di conoscere la realtà  (adaequatio intellectus et rei) dell’organismo, non modella più il reale sulle sue categorie  perché le categorie sono nel soggetto ma anche nel reale contemporaneamente.

La differenza esplode  fino al disastro nella dialettica trascendentale perché, fallita la definizione dei  presupposti per il mancato inserimento dell’essenza organismo, la necessaria coerenza della logica  può portare solo ad una serie di affermazioni errate di cui la peggiore (per quel che mi riguarda) è questa

  • Dio è unificazione di dati esterni ed interni al soggetto” invece di Dio è Vita-in-quanto-tale che il nostro essere organismo vivo  e insieme rationale è in grado di conoscere anche se in parte.
  • E la seconda simile alla prima perché mancando il riconoscimento dell’ente-organismo  nei presupposti conoscitivi, la  metafisica scade dal rango di  scienza  in quanto non è possibile (secondo Kant) alcun fenomeno con cui fare il confronto. É il problema del noumeno, problema  che non ha diritto di sussistere con l’esperienza dell’organismo.

Purtroppo la  rifondazione a cui tanto teneva è fallita perché non ha saputo individuare la fonte  dell’”a priori” e forse è un po’ è colpa anche di “San Tommaso” che non ha teorizzato l’organismo. Kant non ha riconosciuto la vita-sorgente dell’organismo che tuttavia aveva lì davanti al naso come necessità per l’esistere dell’intelletto.

 

 

Ecco cosa ne pensava Demaria

«Perché?. . . Perché il sottofondo filosofico della cultura moderna, a partire da Kant, è insanabilmente antirealista. Il «criticismo kantiano» consiste, sostanzialmente, in questo: nel ridurre il dato di esperienza al «fenomeno» ridotto esso stesso a mera conoscenza soggettiva (giudizio sintetico a priori) rele­gando «l’essere» (il «noumeno») nel campo dell’inconoscibile. Conseguenza inevitabile: stroncata l’esperienza reale, oggetti­va, dell’essere, non ci rimane che l’esperienza del fenomeno. Siamo diventati doppiamente schiavi: della nostra soggettivi­tà, come conoscenza filosofica, e del fenomenismo, come co­noscenza scientifica. »   Tommaso Demaria,Per una nuova cultura,NPC edizioni  1982[,1 PASSAGGIO ONTOLOGICO DALLO STATICO AL DINAMICO, § 3. Il dato di esperienza. p. 14].