Collocazione nell’ONTOLOGIA

Ontologia

Tommaso Demaria,1 ONTOLOGIA REALISTICO DINAMICA,Costruire Bologna 1975[parte prima  dalla realtà storica al suo problema metafisico,V  Ente statico ed ente dinamico, § 2 – Il posto dell‘ente dinamico nel quadro universale dell’ente p. 143]

Ente reale

Ente Necessario

Dio

Ente contingente

o creato

detto mobile

Ora, come e dove collocare la categoria ontologica dell’ente dinamico nell’Ontologia?… Rispondiamo: precisamente dove e come suggerisce di collocarla l’ente dinamico stesso. A tale scopo, basta ripresentarsi il quadro completo dell’ente, cogliendone le opportune indicazioni.

Partiamo dall’ente trascendentale, che è l’oggetto più proprio dell’Ontologia, e come tale comprende nella sua estensione universalissima, tutti gli enti, convenendo essi tutti quanti nell’ente trascendentale in virtù dell’analogia.

E dividiamolo in ente logico ed ente reale, lasciando senz’altro a parte l’ente logico, che per la nostra questione non ci interessa. E fermiamoci sull’ente reale, lasciando anche qui da parte, per la stessa ragione, la sua divisione esistenziale in ente possibile ed attuale, per venire alla sua divisione fondamentalissima che si delinea per mezzo delle due categorie ontologiche dell’Ente Necessario (che coincide con Dio stesso), e dell’ente contingente.

L’ente contingente coincide a sua volta con l’ente creato, e vien detto anche ente mobile (ens mobile), perché sottoposto alla legge del moto metafisico, consistente nel passaggio dalla potenza all’atto (transitus de potentia ad actum).

 

  essenza

mutabile

 

ente  dinamico

La realtà storica

essenza immutabile

 

ente statico

Ora, proprio di fronte alla categoria dell’ente contingente ossia dell’ens mobile, domandiamoci: tale categoria rimane ontologicamente indivisibile?… In altre parole, non è possibile dentro di essa una ulteriore divisione a rilevanza specificamente ontologica? Supposto che sia possibile, diventa anche necessaria, perché si risolverebbe in un ulteriore dato di fatto che bisognerebbe studiare.

La risposta alla domanda, anche se essa può apparire nuova, da noi è già stata data in modo esauriente. Non abbiamo che da utilizzare quanto già possediamo e sappiamo a proposito dell’ente statico e dinamico, nonché delle rispettive essenze

Essi in realtà, non consistono in altro che in una ulteriore divisione dell’ente mobile, prendendo come criterio divisorio appunto l’essenza del medesimo, immutabile per una sua grande sezione, e mutabile per un’altra. E precisamente: essenza immutabile per l’ente di primo grado, ossia per l’ente statico appartenente alla natura rerum; ed essenza mutabile, nel senso di un suo farsi coerente ed univoco, per l’ente di secondo grado, ossia per l’ente dinamico, appartenente alla realtà storica.

L’ente mobile pertanto non rappresenta l’infima divisione dell’ente, a rilevanza non soltanto ontologica, ma anche ontica (1). Questa divisione infima è data appunto dalla divisione dell’ente mobile in ente statico ed ente dinamico.

Poiché già conosciamo il significato tecnico dei singoli termini, è anche facile superarne l’apparente contraddizione verbale armonizzando le varie espressioni nella loro logica articolazione. L’ente mobile infatti comprende sia l’ente statico che l’ente dinamico, poiché tutti e due sono ente mobile, essendo entrambi soggetti alla legge del moto metafisico. Ma l’ente mobile può essere soggetto al moto metafisico solo quoad existentiam, o anche quoad essentiam. Può essere cioè o solo esistenzialmente mobile, o anche essenzialmente mobile. In altre parole, esso si articola in ente mobile ad essenza immutabile (= ente statico) e in ente mobile ad essenza mutabile, sempre nel senso di un suo farsi coerente ed univoco ( = ente dinamico).

(1) Per noi qui l’ontologico si riferisce all’Ontologia, e cioè allo studio dell’ente; l’ontico si riferisce all’essere stesso. E’ superfluo il dire che il nostro uso dei due termini non collima con quello heideggeriano

 

  Enti

della natura